Ticket to Ride è un buon gioco per le scuole ?

Ticket to Ride è un buon gioco per le scuole ?

9 Maggio 2014 0

Quest’anno nel mio lavoro con le classi terze (8-9 anni) e per il progetto con l‘International School di Modena (bambini dagli 8 anni in su) ho deciso di utilizzare Ticket to Ride. Non c’è ombra di dubbio che il grande successo di Alan R. Moon, che festeggia quest’anno il suo decimo compleanno, vincitore tra l’altro dello Spiel des Jahres e dell’International Gamers Awards sia un ottimo gioco di strategia (non a caso è nella top 100 di BGG e al settimo posto nella categoria dei migliori giochi per famiglie) ma è davvero adatto per una attività didattica nelle scuole ?

In questo articolo cercherò di spiegare il motivo della mia scelta sperando di dare utili informazioni a chi, come me, ha deciso di utilizzare l’enorme potenzialità dei giochi da tavolo nello sviluppo delle competenze dei bambini.

Per chi non conosce il gioco invito a leggere le regole e a provarlo (esiste anche la versione per iPad/iPhone).

Cosa può insegnare in generale un gioco ?

Sono tante le cose che un gioco può insegnare ad un bambino/ragazzo, a partire dalle competenze tattico strategiche che tanto importanti sono nella vita lavorativa e che la scuola non riesce a stimolare con l’insegnamento frontale. Il gioco può insegnare anche a gestire la competizione, ad interagire con gli altri, il controllo delle emozioni, la collaborazione. Insegna ad ascoltare e comprendere un regolamento, ad elaborare e pianificare azioni, a mantenere l’attenzione tanto sul progetto generale che sui particolari. Citando gli studi, molto attuali, nel campo delle neuroscienze di Adele Diamond si può dire che il gioco sicuramente interessa e (pare) stimola quelle che sono le funzioni esecutive del nostro cervello quali la memoria di lavoro, il meccanismo di inibizione e il set shifting che sono strettamente collegate alle competenze lavorative e al rendimento accademico.

Perché Ticket to Ride ?

Ticket to Ride ha il pregio di avere un regolamento molto semplice: l’autore scherzando diceva che si potrebbe scrivere sul retro di un biglietto ferroviario. E’ quindi limitato il rischio, purtroppo spesso presente quando si lavora con i ragazzi/bambini, che le regole non vengano comprese da tutti in maniera appropriato. Inoltre spiegare le regole non toglie troppo tempo alla lezione (solitamente della durata di 2 ore). Il gioco però non è banale: a fronte di un regolamento semplice ha una profondità strategica notevole. Il gioco presenta elementi casuali (quali obbiettivi uno pesca, quali carte escono), interazione con gli altri giocatori (devo osservare cosa gli altri giocatori pescano, come si dispongono in mappa per prevedere le loro azioni e non rischiare di venire tagliato fuori da importanti collegamenti) e l’importanza di prendere decisioni significative nel breve termine (tattica) quanto nel lungo termine (strategia).
Quali obbiettivi tenere all’inizio, quali collegamenti importanti andare ad occupare anche prematuramente per non essere tagliati fuori da certi percorsi sono decisioni strategiche a cui si affiancano, turno dopo turno, decisioni tattiche.
Ultimo motivo di questa scelta, ma non certo il meno significativo, è che Ticket to Ride è un gioco divertente. Il fatto che i bambini/ragazzi si appassionino al gioco, che vivano la partita come momento di divertimento anche se impegnativo, è alla basa di un buon successo dell’attività e di un buon apprendimento.

Come si sviluppa la lezione ?

Sono solito suddividere i bambini in tavoli da 3-4 giocatori ed ogni giocatore è in realtà mosso da 2 (a volte 3) bambini/ragazzi. Ritengo fondamentale nella attività ludico-didattica far lavorare i ragazzi in team perché li costringe a condividere la loro strategia, ad elaborare in maniera chiara un piano di azione: li spinge al confronto, sicuramente migliorando l’efficacia dell’intervento. Essere in team aiuta anche a gestire meglio la delusione della sconfitta ripartendola su più persone. Permette infine di inserire spunti ed elementi collaborativi anche in giochi che per natura non lo sono. Il rischio di far giocare un bambini/ragazzo da solo ad un gioco nuovo è che effettui mosse a caso o non si senta troppo motivato.
Una volta divisi i ragazzi in squadre spiego le regole, cercando di soffermarmi su quelli che sono gli elementi chiave: come si fanno i punti, quale è la struttura del turno, quali sono gli “errori/dimenticanze” più comuni. In particolare vi invito sempre a sottolineare che nel proprio turno di gioco un giocatore può completare una sola connessione e che non è necessario/obbligatorio nel corso del gioco proseguire da una connessione già esistente. Sono cose che spesso si danno per scontate ma che possono generare incomprensioni se non chiarite.

Generalmente non sono solito dare indicazioni strategiche ai bambini/ragazzi prima della partita: il rischio, grandissimo, è che giochino “come ha detto il maestro” invece che pensare con la loro testa. Mi limito a far notare loro che gli obbiettivi possono avere valori anche molto diversi tra loro, che non costituiscono la totalità dei punti (quindi completare tre obbiettivi facili non significa vincere) e che sbagliare un obbiettivo grande può davvero escluderli dalla competizione.

A fine lezione, quando c’è tempo, mi fermo a chiedere impressioni e, specialmente a chi ha fatto punteggi molto bassi, chiedo di fare un’analisi della propria partita e di cosa è andato male. Chiedo sempre anche un loro parere sull’impatto della fortuna nella partita perché credo sia importante questo genere di riflessione (spesso anticipo la cosa nella fase introduttiva). Come detto nella premessa credo che Ticket to Ride sia davvero un gioco di strategia ma è indubbio che in alcuni momenti il caso può avere un certo peso. Del resto la vita non è una partita a scacchi e molto spesso le nostre decisioni si devono basare su decisioni statistiche e su valutazioni molto simili a quelle che si fanno durante una partita a giochi di questo tipo.

Spero questa mia breve digressione possa essere utile
alla prossima e buon gioco
Il Ludologo

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